GIORGIO MELETTI CAVALLARI Borgeri Rosso 2018

(Tra il serio ed il faceto, con qualche divagazione “popolare” e “popolana” iniziamo questo piccolo percorso nel gusto, perché di questo si tratta quando (de)gustiamo un nuovo piatto o vino, un percorso nella nostra memoria, fatta anche di odori, profumi, sapori e gusti.)

Il prodotto risulta essere un blend tra 3 dei 5 vitigni consentiti da disciplinare (Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah, Sangiovese, Cabernet Franc) prodotto a Castagneto Carducci, nel livornese, territorio dedicato a questo particolare “marchio di fabbrica”

Valutazione visiva

Dopo aver tolto la baga o cercine (iniziamo anche ad usare qualche termine “tecnico”) si affonda il tirabusò (questa è popolare!) in un tappo di sughero agglomerato, compatto e di facile estrazione. Lo stappo è sonoro, sordo…iniziamo bene. Dal collo della bottiglia il vino scende con un gorgoglìo pieno, corposo e non slavato.
Il colore è di un rosso intenso, nitido, rubino tendente al prunato più che al granato, con belle sfumature in controluce, le mezzelune che si formano inclinando il calice lasciano intuire un bel senso di pienezza, confermato anche dalla consistenza degli archetti, molto persistenti e per nulla frastagliati.

Valutazione olfattiva

Nonostante il colore prunato non risalgono al naso odori di frutta rossa fresca (potremmo aspettarci una prugna scura o bacca rossa), quanto piuttosto odori asciutti, quasi (leggermente) polverosi, come di tabacco al primo impatto, e poi pepe, e polvere di cacao, non eccessivamente persistenti ma presenti.

Valutazione gustativa

Si percepisce anche al gusto la corposità percepita alla vista distribuendosi lentamente sulla lingua, perdendo un pizzico di struttura e sprigionando abbastanza rapidamente la tannicità, presente ma non invasiva, dato il bell’impatto visivo ci si potrebbe aspettare più struttura, ma diamogli tempo. Riaffiorano odori di frutta ma non fresca (più simile a quella disidratata per intenderci), e l’evaporazione alcoolica in gola non brucia, pur se paiono più dei 13,5° alcolemici dichiarati. Ad una seconda degustazione a distanza di 4/5 minuti l’equilibrio totale migliora con l’ossigenazione, anche se si innalza leggermente la tannicità, mai comunque eccessiva (asciuga i denti senza farli digrignare, ci siamo capiti?).
Col passare del tempo l’equilibrio totale si “riassesta”, ed anche a distanza di 48/72 ore (non inorridiscano i puristi, mica me la potevo scolare tutta in un pasto!) non c’è presenza di acidità, acquistando invece maggior morbidità.

Abbinamenti

Sicuramente lo consiglierei su carni rosse condite e speziate tipiche del territorio toscano; stracotto di vitello, coniglio alla cacciatora, cacciagione in salmì, od anche umbro (che ce volete fa’, so’ mezzo umbro), come maiale al finocchio e ginepro, o (a me che piace da matti!) piccione alla ghiotta, rosolato al forno e finito di cuocere al coccio con cipolla, carota e interiora, da fare al battuto e stendere su crostini di pane bruscato!
Sulla cucina Romanesca direi in abbinamento ad una coda alla vaccinara fatta coi dovuti crismi (quindi anche col cacao), la prova di oggi è stata in abbinamento con una Amatriciana, un piatto che all’apparenza sembra “facile” ma che nasconde un terreno impervio e pieno di trappole; la “lipidità” (urca che neologismo!) del guanciale, l’acidità del pomodoro, la sapidità del pecorino e la struttura glutinea dell’amido della pasta (quanta roba, eh?). Come si comporta questo vino? A mio avviso si sposa bene, struttura e tannini si amalgamano con un risultato più che soddisfacente.
Nei prossimi giorni lo proveremo in abbinamento con… curiosi?

P.S.: Anche abbinato anche con una coratella al sugo non ha perso né corposità né struttura… e dopo 48 ore dallo stappo!

Conclusioni

Complimenti alla cantina Giorgio Meletti Cavallari per questo prodotto che senza svuotare le vostre tasche potrà riempire il vostro palato di piacevoli sensazioni.

Ciao, buon vino a tutti

Faber

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