LA TAGLIATA

“Dammi una bistecca. Anzi dammi quella che i giovani chiamano tagliata.”

Le parole sono importanti e forse, per una volta, lo zio Sottuttoio dovrebbe fare meno lo spiritoso.

C’è differenza (almeno un po’) tra una bistecca e una tagliata. Sì, vent’anni fa nessuno si sarebbe posto il problema, ma il tempo passa, le persone viaggiano e… imparano.

Se siete abituati a riconoscere i cibi solo quando li vedete nel piatto o quando li mettete in bocca non avete bisogno d’altro: voi continuate a chiederci la tagliata di manzo e noi faremo del nostro meglio per non deludervi.

Se, invece, vi interessa anche “la storia”, almeno quella che inizia al banco del vostro macellaio e finisce sulla vostra piastra da cottura, un paio di cose ve le raccontiamo.

La prima. Per una buona tagliata si dovrebbe preferire il controfiletto (‘entrecote’ per i raffinati, ‘lombata’ pe noantri) che per spiegarlo a un bambino è… la schiena del bovino.

La seconda. Il vostro personal trainer dovrà rassegnarsi: la tagliata di manzo necessita di un po’ di grasso. E non quello che pensate di poter scartare dopo la cottura: parliamo del grasso che non si vede, quello “in mezzo al magro”.
Del resto senza quello la tagliata non esisterebbe perché vi assicuriamo che non si potrebbe mangiare della carne magra tanto spessa dopo la cottura.

Su come si prepari vi daremo qualche dritta un’altra volta.

Intanto, non fate come lo zio. Dopo essere stati al banco ricordatevi di passare a prendere anche un buon rosso e di invitare qualche buon amico. La tagliata ha bisogno di compagnia. E voi anche.

 

MACCHIAGODENA
Vi riportiamo a casa

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